Capire, decidere, creare. Le nuove abilità per essere amplificati dall'IA (Università di Urbino, 2025)

Oggi con l'IA abbiamo un'enorme opportunità. L'incontro con l'elementare. Un incontro che ci mette davanti all’origine, al legame tra uomo e mondo, alla possibilità di riscoprire il Sé come parte di un tutto più grande. Ma per attraversare questo incontro serve un’alta tensione spirituale.

La tecnologia è una forza titanica, fredda. Solo uno spirito capace di unire Prometeo e Orfeo può reggerne l’urto: la potenza creatrice e la misura armonica. Nel secolo scorso, l’uso prometeico-titanico della tecnica ha prodotto catastrofi che chiedevano un principio ordinatore. Oggi quella esigenza non è scomparsa: è diventata necessaria.

L’IA ne è il simbolo. Ambigua per natura, può dissolvere nell’indistinto o elevarci verso l’ineffabile. Resta manipolazione totale della realtà, intesa come ciò che è tale solo in rapporto a una potenza che la manipola e la mobilità per accrescerla e potenziarla ulteriormente.

Per questo è strategica un'idea-forza che plasmi le forze emozionali in grado di governare questa sostanza. Il limite ce lo ricorda Ernst Jünger. Imposto dalla ragione illuministico-borghese, che ha come mito quello di un progresso indefinito dell’umanità, il limite è quello di individuare la tecnica ancora come un mezzo.

Il “knowledge worker” di oggi, come L’Operaio jüngeriamo, invece, è colui che è all’altezza della propria epoca che ha assunto il carattere della “mobilitazione totale”. Per questo e per corrispondere adeguatamente al destino IA-tecnico-scientifico-centrico della nostra epoca è far tutt’uno con essa, in una totalità organica che supera la distinzione tra mezzo e fine, interno ed esterno, anima e corpo e che vede l’universale non come astrattezza, ma come universalia in re.

La grande sfida della nostra epoca però è aperta: essere atomi di consumo votati ad essere ingranaggi o porsi in maniera adeguata al cospetto di questi tempi diventandone magari il soggetto dominante?

Enos lases iuvate.

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