Nuove intelligenze, a cura di Emilio Mango
Il vizio delle imprese è vivere di metafore anestetiche.
Un alibi elegante per non affrontare la portata istituzionale dell’IA.
La realtà è che si stanno riconfigurando sistemi cognitivi, produttivi, educativi e sociali. Ogni manager, ogni impresa, ogni organizzazione ne è già parte, che lo riconosca o meno. In questo scenario il volume “Nuove intelligenze. L'IA del futuro: come utilizzarla e governarla” curato da Emilio Mango, si presenta come una nuova mappa lucida e corale per scoprire nuovi territori. Interventi di alto livello tra cui Piero Poccianti, Bentivogli, Carlo Alberto Carnevale Maffè, Flavio Tonelli, Angelo Oddi e Riccardo Rasconi, Marco di Dio Roccazzella, Marco Bentivogli, Fabio Moioli e in grande chiusura Cosimo Accoto. Esperti che non cedono al feticcio tecnologico ma lo attraversano, decostruendo illusioni e mostrando la dimensione che queste tecnologie aprono.
L’opera denuncia il vizio delle imprese e della società: vivere di cronaca e di metafore anestetiche, inseguendo annunci, demo e prove di teatro digitale. L’isteria da hype è l’oppio che distrae dalla sostanza: la necessità di nuove competenze, nuovi linguaggi, nuove filosofie. Occorre comprenderne le responsabilità, i principi costitutivi, riconoscere la portata istituzionale di un LLM, di un protocollo crittografico o di una rete quantistica. È su questo terreno che si gioca la battaglia economica da cui strategia e cultura aziendale.
La tesi è chiara: non ci arriveremo per sentieri agevoli né indolori. Gli urti saranno tellurici, a partire dalla domanda che ci dovrebbe far saltare sulla sedia: cosa accadrà quando il costo della cognizione scenderà a zero? Siamo vicini a un orizzonte oltre il quale nessun essere umano, da solo, può orientarsi. Qui l’IA non è più un’applicazione, ma uno strato nuovo della socio-tecnica.
Eppure, l’IA non solo riduce la complessità, da un lato la amplifica. Ogni contenuto generato accresce il rumore che pretende di dissolvere. È un ciclo ricorsivo, autoalimentato. Non si tratta di coscienza artificiale. È molto più crudo: macchine diventano infrastruttura cognitiva.
L’edizione è un nuovo manifesto urgente contro la passività, non offre risposte definitive. Offre, piuttosto, le domande giuste. Invita imprenditori, manager e responsabili a smettere di chiedersi se “esplorare l’IA” e iniziare a chiedersi:
Come pensare con l’IA?
Come si ridefinisce il vantaggio competitivo di un’impresa quando l’intelligenza diventa abbondanza e non scarsità?
Quali funzioni aziendali rischiano di affogare senza un uso sapiente dell’IA?
Come costruire organizzazioni in grado di non solo sopravvivere, ma plasmare la nuova era cognitiva?
È una lettura consigliata. Fondamentale per chi guida imprese, in particolare le PMI italiane che troppo spesso rincorrono senza visione. Qui non si parla di gadget, ma di tenuta strategica. È un testo che obbliga a guardare negli occhi l’evento che incombe. Senza retorica, senza illusioni. Con una forza intellettuale rara.